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Favole di Jean de La Fontaine, VIII - La Rondine e gli Uccellini

Molte cose una Rondine vedute ne' suoi viaggi avea di là del mare. Viaggiando c'è sempre da imparare e tanto ben la nostra rondinella apprese a strologare il cielo e i venti, che ai naviganti indizio era di tempo bello o di procella. Venne il tempo che getta le sementi della canape in terra il contadino. Vedendo questo disse: - State attenti, uccelli, non mi va questa faccenda; per voi semina insidie quella mano. Per me, se c'è pericolo, saprò bene volarmene lontano. Da quei solchi vedrete uscir gl'inganni, trappole e reti e panie ed altri affanni come dire la morte o la prigione. Dunque, - aggiunse la Rondine prudente, - codesti grani subito mangiate -. Ma gli Uccelli risposero a fischiate.

Essi risero poi della balorda, che mentre era sì ricca la stagione e pieno il campo d'ogni altra pastura, volesse, profetessa di sventura, costringerli a mangiar roba indigesta e cruda come questa. Fossero stati mezzo milione, non bastavano ancora a ripulire una provincia di quell'erba dura. - Uccelli, non mi va questa faccenda, - la rondinella ritornava a dire, - mal'erba cresce presto e non vi attenda di non aver creduto il pentimento. Quando la neve coprirà la terra, sarà divertimento di tanta gente in ozio agli uccellini il far con lacci e trappole la guerra.

Voi non potete come è dato a noi, e come fan le gru, fan gli stornelli, passar del mar, dei monti oltre i confini. Altro dunque per voi non rimane che starvene al sicuro dentro i crepacci d'un cadente muro -. Seccati di sentirla predicare, a far rumor cominciano gli Uccelli, come i Troiani usavano di fare se la bocca Cassandra appena apria. Così per questi come accadde a quelli, quando rimaser presi pur troppo s'avverò la profezia. Anche fra noi succede tal e quale, che non sentiam che il sentimento nostro. Se non è sopra, non si crede al male.

Molte cose una Rondine vedute
ne' suoi viaggi avea di là del mare.
Viaggiando c'è sempre da imparare
e tanto ben la nostra rondinella
apprese a strologare il cielo e i venti,
che ai naviganti indizio
era di tempo bello o di procella.

Venne il tempo che getta le sementi
della canape in terra il contadino.
Vedendo questo disse: - State attenti,
uccelli, non mi va questa faccenda;
per voi semina insidie quella mano.
Per me, se c'è pericolo,
saprò bene volarmene lontano.

Da quei solchi vedrete uscir gl'inganni,
trappole e reti e panie ed altri affanni
come dire la morte o la prigione.
Dunque, - aggiunse la Rondine prudente, -
codesti grani subito mangiate -.
Ma gli Uccelli risposero a fischiate.

Essi risero poi della balorda,
che mentre era sì ricca la stagione
e pieno il campo d'ogni altra pastura,
volesse, profetessa di sventura,
costringerli a mangiar roba indigesta
e cruda come questa.
Fossero stati mezzo milione,
non bastavano ancora a ripulire
una provincia di quell'erba dura.

- Uccelli, non mi va questa faccenda, -
la rondinella ritornava a dire, -
mal'erba cresce presto e non vi attenda
di non aver creduto il pentimento.
Quando la neve coprirà la terra,
sarà divertimento
di tanta gente in ozio agli uccellini
il far con lacci e trappole la guerra.

Voi non potete come è dato a noi,
e come fan le gru, fan gli stornelli,
passar del mar, dei monti oltre i confini.
Altro dunque per voi
non rimane che starvene al sicuro
dentro i crepacci d'un cadente muro -.

Seccati di sentirla predicare,
a far rumor cominciano gli Uccelli,
come i Troiani usavano di fare
se la bocca Cassandra appena apria.
Così per questi come accadde a quelli,
quando rimaser presi
pur troppo s'avverò la profezia.

Anche fra noi succede tal e quale,
che non sentiam che il sentimento nostro.
Se non è sopra, non si crede al male.