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Italian Audio Gazette, 1 giugno, 1998

1 giugno, 1998

Sulla questione del voto per gli italiani all'estero si possono chiaramente distinguere due posizioni: gli scettici e gli entusiasti, schieramenti delineatesi negli anni Ottanta e Novanta (i decenni , che potremmo definire, del dilemma del voto). Sono infatti ormai anni che si discute sui i pro e i contro di una normativa che permetta agli italiani, sparsi in tutto il mondo, di partecipare alle elezioni italiane.

Gli scettici sostengono che non avrebbe senso consentire il voto agli italiani che mancano dall'Italia da venti o trent'anni e che magari sono più coinvolti, per ovvie ragioni, nella realtà politica più vicina a loro e non più in quella italiana. C'è poi la paura che il voto proveniente dall'estero possa influire negativamente sul sistema politico italiano, visto che si presuppone che gli italiani all'estero voterebbero secondo interessi e criteri estranei a quelli dei loro connazionali in patria. A chi concedere dunque il diritto al voto? A coloro che sono ancora cittadini italiani ma non hanno più la residenza in Italia, oppure a tutti coloro che hanno un legame di sangue con l'Italia e hanno diritto alla doppia cittadinanza ? Un limite va comunque posto , altrimenti si rischia di togliere prestigio al voto degli italiani all'estero. Gli entusiasti, d'altronde , la pensano diversamente e credono che il voto potrebbe colmare un vuoto nella democrazia italiana che per anni ha escluso gli italiani all'estero da un diritto che a loro spetta . E in più, ritengono che concedendo il voto si arricchirebbe l'immagine dell'Italia democratica in un'Europa unita e davanti al mondo intero. Con la recente approvazione in Parlamento, il disegno di legge che consentirebbe il voto agli italiani all'estero, potrebbe diventare realtà in un avvenire non troppo lontano. Si sospetta, però, che i tempi possano essere ancora lunghi e che l' entrata in vigore della legge resti una realtà piuttosto lontana.

1 giugno, 1998 June 1, 1998

Sulla questione del voto per gli italiani all'estero si possono chiaramente distinguere due posizioni: gli scettici e gli entusiasti, schieramenti delineatesi negli anni Ottanta e Novanta (i decenni , che potremmo definire, del dilemma del voto). Sono infatti ormai anni che si discute sui i pro e i contro di una normativa che permetta agli italiani, sparsi in tutto il mondo, di partecipare alle elezioni italiane.

Gli scettici sostengono che non avrebbe senso consentire il voto agli italiani che mancano dall'Italia da venti o trent'anni e che magari sono più coinvolti, per ovvie ragioni, nella realtà politica più vicina a loro e non più in quella italiana. C'è poi la paura che il voto proveniente dall'estero possa influire negativamente sul sistema politico italiano, visto che si presuppone che gli italiani all'estero voterebbero secondo interessi e criteri estranei a quelli dei loro connazionali in patria. A chi concedere dunque il diritto al voto? A coloro che sono ancora cittadini italiani ma non hanno più la residenza in Italia, oppure a tutti coloro che hanno un legame di sangue con l'Italia e hanno diritto alla doppia cittadinanza ? Un limite va comunque posto , altrimenti si rischia di togliere prestigio al voto degli italiani all'estero. Gli entusiasti, d'altronde , la pensano diversamente e credono che il voto potrebbe colmare un vuoto nella democrazia italiana che per anni ha escluso gli italiani all'estero da un diritto che a loro spetta . E in più, ritengono che concedendo il voto si arricchirebbe l'immagine dell'Italia democratica in un'Europa unita e davanti al mondo intero. Con la recente approvazione in Parlamento, il disegno di legge che consentirebbe il voto agli italiani all'estero, potrebbe diventare realtà in un avvenire non troppo lontano. Si sospetta, però, che i tempi possano essere ancora lunghi e che l' entrata in vigore della legge resti una realtà piuttosto lontana.