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Favole di Jean de La Fontaine, V - Il Lupo e il Cane

Un Lupo già ridotto al lumicino grazie ai cani che stavan sempre all'erta, andando un dì per una via deserta incontrava un magnifico mastino, tanto grasso, tondo e bello, che pensò di dargli morte provocandolo in duello. Ma vedendolo un po' forte, pensò invece con ragione di pigliarlo colle buone. Comincia in prima a rallegrarsi tanto di vedere il buon pro' che gli fa il pane. - E chi vi toglie, - rispondeva il Cane, - di fare, se vi accomoda, altrettanto? Quella vita che voi fate dentro ai boschi è vita infame sempre in guerra e sempre in scrupolo di dover morir di fame: vita stracciata e senza conclusione che non può mai contar sopra il boccone. Venite dietro a me, mio buon compare, che imparerete l'arte di star bene. Vi prometto pochissimo da fare; star di guardia, guardar chi va, chi viene, abbaiare ai pitocchi ed alla luna e sbasoffiare poi certi bocconi di carne e d'ossa, d'anitre e capponi, senza contar la broda in pagamento del menar la coda -. Udendo questo, della sua fortuna il Lupo si rallegra fino al pianto. Ma camminando dell'amico accanto gli venne visto spelacchiato e frollo del buon mastino il collo. - Che roba è questa? - È nulla. - È nulla un corno! - Suvvia non darti pena, forse il segno sarà della catena alla quale mi legano di giorno.

- Ti legano? - esclamò cangiando tono. - Né correre tu puoi dove ti piace? - Che importa? - Importa a me, colla tua pace; fossero d'oro, i piatti tuoi ti dono, non è una vita, no, che m'innamora -. E presa la rincorsa, corre ancora.

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Un Lupo già ridotto al lumicino
grazie ai cani che stavan sempre all'erta,
andando un dì per una via deserta
incontrava un magnifico mastino,
tanto grasso, tondo e bello,
che pensò di dargli morte
provocandolo in duello.
Ma vedendolo un po' forte,
pensò invece con ragione
di pigliarlo colle buone.
Comincia in prima a rallegrarsi tanto
di vedere il buon pro' che gli fa il pane.

- E chi vi toglie, - rispondeva il Cane, -
di fare, se vi accomoda, altrettanto?
Quella vita che voi fate
dentro ai boschi è vita infame
sempre in guerra e sempre in scrupolo
di dover morir di fame:
vita stracciata e senza conclusione
che non può mai contar sopra il boccone.
Venite dietro a me, mio buon compare,
che imparerete l'arte di star bene.
Vi prometto pochissimo da fare;
star di guardia, guardar chi va, chi viene,
abbaiare ai pitocchi ed alla luna
e sbasoffiare poi certi bocconi
di carne e d'ossa, d'anitre e capponi,
senza contar la broda
in pagamento del menar la coda -.

Udendo questo, della sua fortuna
il Lupo si rallegra fino al pianto.
Ma camminando dell'amico accanto
gli venne visto spelacchiato e frollo
del buon mastino il collo.

- Che roba è questa? - È nulla. - È nulla un corno!
- Suvvia non darti pena,
forse il segno sarà della catena
alla quale mi legano di giorno.

- Ti legano? - esclamò cangiando tono. -
Né correre tu puoi dove ti piace?
- Che importa? - Importa a me, colla tua pace;
fossero d'oro, i piatti tuoi ti dono,
non è una vita, no, che m'innamora -.
E presa la rincorsa, corre ancora.