La pioggia imperversava; i lampi succedevano ai lampi; pareva che la vôlta del cielo stesse per crollare, bombardata da un esercito di diavoli.
Frattanto, in un modesto salottino al pian terreno, due preti sonnolenti ruminavano gli ultimi crostini di una cena ritardata. In quel giorno, i due preti avevan proprio lavorato da forzati: perocchè all'indomani ricorresse a Mirlovia il centenario della santa patrona del paese. Figuratevi, dunque, se alla vigilia della grande solennità, il parroco e il coadiutore di Mirlovia dovean esser spossati!
--Peccato! esclamava don Fulgenzio, portando alle labbra un bicchiere di malvasia, questo tempaccio manderà sossopra le porte trionfali e le impalcature che abbiamo erette sul sagrato--Domattina ci converrà esser in piedi di buon'ora e rimetterci di lena al lavoro... --_Ergo_, andiamo a coricarci, rispose il parroco levandosi in piedi e stendendo la mano al candelliere. Son l'undici e trenta... Ho dato ordine al sacrista che venga a svegliarci alle cinque... I due preti eran sulle mosse per salire alle loro stanze, quando alla porta della casa parrocchiale vennero bussati due colpi... --Chi mai a quest'ora? --Qualche disgraziato sorpreso dal temporale per via.... Don Fulgenzio, andate ad aprire.
--Vi faccio osservare... --Andate subito, don Fulgenzio! In una notte come questa sarebbe peccato negare ricovero, ad un cane.
Don Fulgenzio attraversò il porticato e andò a schiudere la porticella che dava sulla, via.
--Dio di misericordia!.... Venite, venite, povera signora! Si è mai veduta una creatura umana più maltrattata dalle intemperie?
Così esclamando, il coadiutore introdusse nella casa una figura animata che aveva tutte le apparenze di una bella e giovane dama, sebbene, allo scompiglio delle vesti ed alla concitazione dei movimenti, sulle prime la si potesse scambiare per un fantasma.
--Grazie! mille grazie, signor abate! esclamava a sua volta quel personaggio in gonnella, che, avanzandosi, lasciava dietro i suoi passi un rigagnolo.
Il parroco, uscito ad incontrare quell'ospite inaspettato, lo introdusse nel salottino, commiserandolo con parole e con sguardi ripieni di dolcezza evangelica. --Il mio bisogno più urgente, disse il visconte (i nostri lettori lo avran già riconosciuto) è quello di spogliarmi di queste vesti dove sta raccolta tant'acqua da spremerne un mare. Con questa pozzanghera indosso, non posso fare un movimento, non posso sedere... Ah! l'ho scampata bella! Si è mai dato un acquazzone più micidiale? Io veniva da Burgoflores; il mio cavallo, spaventato dal fragore di un fulmine, mi avea balzato di sella... Ho dovuto proseguire a piedi sotto un diluvio dì pioggia, per una strada tramutata in torrente... Buon per me che all'ingresso del paese ho veduto del lume agli spiragli delle vostre griglie; buon per me che, bussando alla vostra porta, ebbi la consolazione di vederla aprirsi immediatamente e di trovar qui l'accoglienza più cordiale ed onesta! Dunque, miei buoni reverendi, non serve che io insista davantaggio.... Compite l'opera di carità, liberatemi da questo incubo di acqua piovana da cui sento a dozzine filtrarmi i reumi nelle carni e nelle ossa. Io spero bene di potere un giorno compensarvi... --Calmatevi, gentildonna, interruppe il parroco con apostolica benevolenza; poiché il Signore Iddio e la beata Dorotea nostra patrona ci hanno voluto porgere una così bella occasiono di esercitare la carità e la fratellanza cristiana, noi soccorreremo con gioia al vostro infortunio, esclusa ogni idea di compensi terreni. Don Fulgenzio, conducete subito alla guardaroba questa donna sventurata! La nostra guardaroba, o gentildonna, non può fornirvi che degli abiti da prete; ma, tanto, per questa notte vi serviranno... Domani si penserà a far asciugare e stirare le vostre gonnelle; e voi potrete, o signora, colla benedizione di Dio, riposata ed incolume, proseguire il vostro cammino.
Il visconte, amantissimo, come sappiamo, delle strane avventure, all'idea di quel nuovo e bizzarro travestimento, provò un sussulto di gioia, e seguendo senz'altro attendere il coadiutore che lo precedeva col lume, salì con esso alle stanze superiori, dove il dabben prete, dopo avergli messo innanzi un copioso assortimento di braghe e di sottane nere, lo lasciò solo. Era don Fulgenzio uno di quei preti esemplarmente morigerati, ai quali sembra di commettere peccato mortale al solo gettar gli occhi sul collo ignudo di una donna.
In meno di un quarto d'ora la trasfigurazione del visconte fu completa. I due reverendi che lo attendevano nel salottino, al vederlo rientrare, non poterono trattenere un'esclamazione di meraviglia. Essi erano ben lungi dall'immaginare che una donna potesse con tanta dignità e disinvoltura portare l'abito sacerdotale. Il visconte avea le sembianze di un ingenuo e modesto diacono, che rientra dalla chiesa nella sacristia dopo aver celebrata la sua prima messa.
--Miei ospiti reverendi, disse il giovane coll'accento della più cordiale riconoscenza, in questi abiti asciutti e puliti m'è sembrato di rivivere. Ora, vi prego di non darvi altra pena per me. La notte è molto avanzata, andate a riposarvi. Io attenderò il mattino in questo salotto, dormirò sovrà una seggiola.... --Per verità, interruppe il parroco, saremmo stati imbarazzati ad offrirvi una camera ed un letto. Domani, per solennizzare il centenario della nostra santa patrona, deve giungere a Mirlovia l'arcivescovo di Rosinburgos, e noi, naturalmente, abbiamo già preparati i letti e addobbate le camere per alloggiare monsignore ed il suo seguito. Poichè non vi disgrada di passare la notte in questo salottino, vi prego di osservare che qui vi è un divano abbastanza soffice e pulito, dove potrete coricarvi. Buona notte, signora! Sulla mensa c'è del pane e del cacio, nel fiaschetto dell'eccellente malvasia; servitevi a piacer vostro! Noi siamo affranti dalle fatiche della giornata e abbiamo bisogno di dormire in pace qualche ora.... Che il buon Dio vi benedica e guardi noi tutti dalle tentazioni!
--_Amen!_ rispose don Fulgenzio, uscendo col parroco dal salottino.
E il visconte rimase solo a pavoneggiarsi nel suo abbigliamento da abate, in preda ad una esaltazione di ilarità, che mai l'uguale gli era accaduto di gustare nelle molteplici vicende della sua vita avventurosa e brillante.