Molte cose una Rondine vedute ne' suoi viaggi avea di là del mare. Viaggiando c'è sempre da imparare e tanto ben la nostra rondinella apprese a strologare il cielo e i venti, che ai naviganti indizio era di tempo bello o di procella. Venne il tempo che getta le sementi della canape in terra il contadino. Vedendo questo disse: - State attenti, uccelli, non mi va questa faccenda; per voi semina insidie quella mano. Per me, se c'è pericolo, saprò bene volarmene lontano. Da quei solchi vedrete uscir gl'inganni, trappole e reti e panie ed altri affanni come dire la morte o la prigione. Dunque, - aggiunse la Rondine prudente, - codesti grani subito mangiate -. Ma gli Uccelli risposero a fischiate.
Essi risero poi della balorda, che mentre era sì ricca la stagione e pieno il campo d'ogni altra pastura, volesse, profetessa di sventura, costringerli a mangiar roba indigesta e cruda come questa. Fossero stati mezzo milione, non bastavano ancora a ripulire una provincia di quell'erba dura. - Uccelli, non mi va questa faccenda, - la rondinella ritornava a dire, - mal'erba cresce presto e non vi attenda di non aver creduto il pentimento. Quando la neve coprirà la terra, sarà divertimento di tanta gente in ozio agli uccellini il far con lacci e trappole la guerra.
Voi non potete come è dato a noi, e come fan le gru, fan gli stornelli, passar del mar, dei monti oltre i confini. Altro dunque per voi non rimane che starvene al sicuro dentro i crepacci d'un cadente muro -. Seccati di sentirla predicare, a far rumor cominciano gli Uccelli, come i Troiani usavano di fare se la bocca Cassandra appena apria. Così per questi come accadde a quelli, quando rimaser presi pur troppo s'avverò la profezia. Anche fra noi succede tal e quale, che non sentiam che il sentimento nostro. Se non è sopra, non si crede al male.