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"Cuore" - Capitolo 4: Gennaio, La libreria di Stardi

La libreria di Stardi Sono andato da Stardi, che sta di casa in faccia alla scuola, e ho provato invidia davvero a veder la sua libreria. Non è mica ricco, non può comprar molti libri; ma egli conserva con gran cura i suoi libri di scuola, e quelli che gli regalano i parenti, e tutti i soldi che gli danno, li mette da parte e li spende dal libraio: in questo modo s'è già messo insieme una piccola biblioteca, e quando suo padre s'è accorto che aveva quella passione, gli ha comperato un bello scaffale di noce con la tendina verde, e gli ha fatto legare quasi tutti i volumi coi colori che piacevano a lui. Così ora egli tira un cordoncino, la tenda verde scorre via e si vedono tre file di libri d'ogni colore, tutti in ordine, lucidi, coi titoli dorati sulle coste; dei libri di racconti, di viaggi e di poesie; e anche illustrati. Ed egli sa combinar bene i colori, mette i volumi bianchi accanto ai rossi, i gialli accanto ai neri, gli azzurri accanto ai bianchi, in maniera che si vedan di lontano e facciano bella figura; e si diverte poi a variare le combinazioni. S'è fatto il suo catalogo. È come un bibliotecario. Sempre sta attorno ai suoi libri, a spolverarli, a sfogliarli, a esaminare le legature; bisogna vedere con che cura gli apre, con quelle sue mani corte e grosse, soffiando tra le pagine: paiono ancora tutti nuovi. Io che ho sciupato tutti i miei! Per lui, ad ogni nuovo libro che compera, è una festa a lisciarlo, a metterlo al posto e a riprenderlo per guardarlo per tutti i versi e a covarselo come un tesoro. Non m'ha fatto veder altro in un'ora. Aveva male agli occhi dal gran leggere. A un certo momento passò nella stanza suo padre, che è grosso e tozzo come lui, con un testone come il suo, e gli diede due o tre manate sulla nuca, dicendomi con quel vocione: - Che ne dici, eh, di questa testaccia di bronzo? E una testaccia che riuscirà a qualcosa, te lo assicuro io! - E Stardi socchiudeva gli occhi sotto quelle ruvide carezze come un grosso cane da caccia. Io non so; non osavo scherzare con lui; non mi pareva vero che avesse solamente un anno più di me, e quando mi disse - A rivederci - sull'uscio, con quella faccia che par sempre imbronciata, poco mancò che gli rispondessi: - La riverisco - come a un uomo. Io lo dissi poi a mio padre, a casa: - Non capisco, Stardi non ha ingegno, non ha belle maniere, è una figura quasi buffa; eppure mi mette soggezione. - E mio padre rispose: - È perché ha carattere. - Ed io soggiunsi: - In un'ora che son stato con lui non ha pronunciato cinquanta parole, non m'ha mostrato un giocattolo, non ha riso una volta; eppure ci son stato volentieri. - E mio padre rispose: - È perché lo stimi.

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La libreria di Stardi

Sono andato da Stardi, che sta di casa in faccia alla scuola, e ho provato invidia davvero a veder la sua libreria. Non è mica ricco, non può comprar molti libri; ma egli conserva con gran cura i suoi libri di scuola, e quelli che gli regalano i parenti, e tutti i soldi che gli danno, li mette da parte e li spende dal libraio: in questo modo s'è già messo insieme una piccola biblioteca, e quando suo padre s'è accorto che aveva quella passione, gli ha comperato un bello scaffale di noce con la tendina verde, e gli ha fatto legare quasi tutti i volumi coi colori che piacevano a lui. Così ora egli tira un cordoncino, la tenda verde scorre via e si vedono tre file di libri d'ogni colore, tutti in ordine, lucidi, coi titoli dorati sulle coste; dei libri di racconti, di viaggi e di poesie; e anche illustrati. Ed egli sa combinar bene i colori, mette i volumi bianchi accanto ai rossi, i gialli accanto ai neri, gli azzurri accanto ai bianchi, in maniera che si vedan di lontano e facciano bella figura; e si diverte poi a variare le combinazioni. S'è fatto il suo catalogo. È come un bibliotecario. Sempre sta attorno ai suoi libri, a spolverarli, a sfogliarli, a esaminare le legature; bisogna vedere con che cura gli apre, con quelle sue mani corte e grosse, soffiando tra le pagine: paiono ancora tutti nuovi. Io che ho sciupato tutti i miei! Per lui, ad ogni nuovo libro che compera, è una festa a lisciarlo, a metterlo al posto e a riprenderlo per guardarlo per tutti i versi e a covarselo come un tesoro. Non m'ha fatto veder altro in un'ora. Aveva male agli occhi dal gran leggere. A un certo momento passò nella stanza suo padre, che è grosso e tozzo come lui, con un testone come il suo, e gli diede due o tre manate sulla nuca, dicendomi con quel vocione: - Che ne dici, eh, di questa testaccia di bronzo? E una testaccia che riuscirà a qualcosa, te lo assicuro io! - E Stardi socchiudeva gli occhi sotto quelle ruvide carezze come un grosso cane da caccia. Io non so; non osavo scherzare con lui; non mi pareva vero che avesse solamente un anno più di me, e quando mi disse - A rivederci - sull'uscio, con quella faccia che par sempre imbronciata, poco mancò che gli rispondessi: - La riverisco - come a un uomo. Io lo dissi poi a mio padre, a casa: - Non capisco, Stardi non ha ingegno, non ha belle maniere, è una figura quasi buffa; eppure mi mette soggezione. - E mio padre rispose: - È perché ha carattere. - Ed io soggiunsi: - In un'ora che son stato con lui non ha pronunciato cinquanta parole, non m'ha mostrato un giocattolo, non ha riso una volta; eppure ci son stato volentieri. - E mio padre rispose: - È perché lo stimi.