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Favole di Jean de La Fontaine, XII - Il Dragone di molte teste e il Dragone di molte code

Narra la storia che fu già in Lamagna del gran Sultano un certo ambasciatore, così millantatore del suo paese, che al cospetto un zero eran per lui le forze dell'Impero. - Come? - un Tedesco a lui fece osservare, - noi contiam dei vassalli in questa terra così potenti, che potrebbe armare un esercito ognuno in piè di guerra.

- Questo, - soggiunse il Turco intelligente, - un certo caso mi richiama in mente strano, ma ver, ch'è capitato a me. Mi trovavo per caso in una selva, quando venne a passar dietro una siepe un'Idra a cento teste tanto orrenda, ch'io non vidi giammai la più tremenda. Ma più del mal fu grande la paura, ché il grosso corpo della brutta belva non poteva passar di quella siepe traverso la fessura. Stavo pensando a sì strana avventura quando un altro Dragone con un sol capo sopra un gran corpaccio, e non so quante code alla riserva, dietro alla siepe a un tratto si affacciò. Prima col capo aprissi una finestra, per questa il corpo e poi le cento code dagli arbusti tirò a poco a poco fuori dall'impaccio. È questa, io credo, in ultima sentenza tra il tuo signore e il mio la differenza -.

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Narra la storia che fu già in Lamagna
del gran Sultano un certo ambasciatore,
così millantatore
del suo paese, che al cospetto un zero
eran per lui le forze dell'Impero.

- Come? - un Tedesco a lui fece osservare, -
noi contiam dei vassalli in questa terra
così potenti, che potrebbe armare
un esercito ognuno in piè di guerra.

- Questo, - soggiunse il Turco intelligente, -
un certo caso mi richiama in mente
strano, ma ver, ch'è capitato a me.
Mi trovavo per caso in una selva,
quando venne a passar dietro una siepe
un'Idra a cento teste tanto orrenda,
ch'io non vidi giammai la più tremenda.
Ma più del mal fu grande la paura,
ché il grosso corpo della brutta belva
non poteva passar di quella siepe
traverso la fessura.
Stavo pensando a sì strana avventura
quando un altro Dragone
con un sol capo sopra un gran corpaccio,
e non so quante code alla riserva,
dietro alla siepe a un tratto si affacciò.
Prima col capo aprissi una finestra,
per questa il corpo e poi le cento code
dagli arbusti tirò
a poco a poco fuori dall'impaccio.
È questa, io credo, in ultima sentenza
tra il tuo signore e il mio la differenza -.